lunedì 6 febbraio 2012

La storia che urla

Sono stata ad Auschwitz i primi di novembre, la giornata era bella, c'era il sole. Ma la luce del sole sembrava stonare in quel posto, un posto buio, freddo, dall'aria pesante, dove tutto ti parlava di morte, di disperazione, di umiliazioni e sofferenze.
E' come se in un attimo ti rendessi conto che è stato tutto vero, che quei numeri erano persone, ognuno con la propria storia, con la propria vita, uniti da un destino assurdo, inimmaginabile.
E' difficile riportare delle sensazioni, difficile descrivere quello che si prova a vedere così tante scarpe, così tante borse, così tante pentole, occhiali, protesi ... difficile descrivere il vuoto che ti lascia la vista della tutina di un neonato, o delle piccole scarpe ammassate, difficile spiegare il senso di angoscia quando sono scesa nelle celle, difficile dimenticare la vista dallo spioncino nella porta, la finestrella era stata murata per lasciare che i prigionieri ammassati morissero soffocati.
Impossibile dimenticare i volti di quella gente, la loro magrezza, i loro occhi pieni di spavento e di terrore.

E' importante ricordare sempre quello che è accaduto, è importante che il sacrificio di queste persone possa servire a ricordarci quanto l'intolleranza possa essere pericolosa, per questo è importante non permettere a nessuno di coltivarla.











Nessun commento: